Perché molte case nuove sono meno efficienti di quelle isolate anni fa?

La falsa sicurezza della casa di nuova costruzione
Quando si parla di efficienza energetica, spesso si dà per scontato che una casa di nuova costruzione sia più performante rispetto a una più datata.
In realtà, non sempre è così. Molte abitazioni edificate negli ultimi dieci anni rispettano i requisiti minimi di legge, ma non li superano. E questo significa che consumano più del necessario.
Allo stesso tempo, edifici più vecchi ma oggetto di interventi mirati di isolamento termico, come l’insufflaggio nelle intercapedini, l’isolamento dei sottotetti e dei vespai, raggiungono spesso consumi inferiori e livelli di comfort superiori.
Rispettare la normativa non basta
Secondo il D.M. Requisiti Minimi (aggiornato nel 2015), tutte le nuove costruzioni devono rientrare entro determinati valori di trasmittanza termica. Tuttavia, questi limiti non sono valori ottimali, bensì valori minimi di legge.
Molti costruttori si limitano a raggiungere queste soglie per contenere i costi, utilizzando:
- cappotti troppo sottili (6-8 cm),
- tetti poco isolati,
- serramenti a norma ma installati senza attenzione alla tenuta all’aria.
Il risultato? Case che sulla carta sono “in classe B” ma che in realtà mostrano ponti termici, spifferi e bollette elevate.
Esempio reale: la bifamiliare nuova che consuma più della casa anni '80
Provincia di Brescia
Una bifamiliare costruita nel 2018 (140 mq) in zona collinare, con riscaldamento a metano, presenta bollette annue attorno ai 2.400 euro.
Motivo?
- Cappotto in EPS da soli 6 cm,
- Sottotetto non isolato,
- Vespai areati lasciati scoperti.
Nel 2022, nello stesso quartiere, una casa anni ’80 da 160 mq, in fase di ristrutturazione, ha visto l’inserimento di:
- insufflaggio delle intercapedini con fibra di cellulosa,
- coibentazione del sottotetto con lana di vetro,
- isolamento del vespaio tramite schiuma poliuretanica a spruzzo.
Risultato: la spesa annua per riscaldamento scesa da 2.700 euro a 1.300 euro, con miglioramento della classe energetica da E a C.
I problemi nascosti delle nuove costruzioni
Molte nuove case sono progettate con l’obiettivo di vendere, non di garantire reale efficienza. Tra le problematiche più frequenti troviamo:
- assenza di modellazione energetica realistica in fase di progetto,
- posa scadente dei materiali isolanti,
- spessori insufficienti per motivi estetici o di spazio,
- orientamento errato degli ambienti, con surriscaldamento estivo e freddo invernale,
- mancanza di attenzione a sottotetti, solai e zone basse della casa, che diventano punti di dispersione.
Esempio reale: appartamento recente vs appartamento riqualificato
Modena, zona semi-centrale
Un appartamento al primo piano di una palazzina costruita nel 2016 (90 mq), con riscaldamento a pompa di calore, consuma annualmente circa 8.500 kWh per mantenere una temperatura interna stabile.
A meno di 500 metri, in uno stabile anni ’70, un appartamento identico per metratura è stato riqualificato nel 2023 con:
- insufflaggio delle intercapedini in resina ureica,
- isolamento del sottotetto condominiale,
- vetri sostituiti con basso emissivi.
Dopo l’intervento, il consumo si è attestato sui 5.000 kWh annui, con una spesa energetica inferiore del 40% rispetto alla casa “nuova”.
Il ruolo decisivo dell’insufflaggio termico mirato
Quando si interviene precisamente nei punti dove il calore si disperde, i risultati sono concreti e misurabili.
Tra tutte le tecniche disponibili, l’insufflaggio termico rappresenta una delle più efficaci per migliorare l’efficienza energetica di abitazioni costruite tra gli anni ’50 e ’90, dotate di intercapedini vuote.
Questa tecnica consente di riempire i vuoti murari con materiali isolanti ad alta resa come fibra di cellulosa, resina ureica o lana di vetro, senza necessità di demolizioni invasive.
L’intervento si realizza in poche ore, dall’esterno o dall’interno dell’edificio, ed è ideale per migliorare la coibentazione senza alterare l’estetica delle facciate.
Ma l’insufflaggio delle pareti da solo non basta se altre superfici restano scoperte. Per questo, è importante valutare anche:
- l’isolamento dei sottotetti non praticabili, che disperdono fino al 35% del calore interno se non trattati;
- i vespai e i solai freddi, spesso ignorati anche nelle nuove costruzioni, ma responsabili di un disagio termico importante nei piani bassi.
Questi tre interventi — intercapedini, sottotetti e vespai — se eseguiti con materiali adeguati e una corretta posa in opera, permettono di ridurre fino al 50% i consumi energetici di una casa, anche recente ma male isolata.
Il tutto con costi accessibili e tempi di ritorno molto brevi.
La vera efficienza non ha età
L’efficienza energetica di una casa non è scritta sul certificato di fine lavori, ma si misura nel tempo, in bolletta, nella qualità dell’aria interna, nella temperatura stabile tra le stanze.
Un edificio ben isolato, anche se costruito 40 anni fa, può garantire prestazioni superiori rispetto a una casa nuova progettata per “rientrare nei parametri”, ma non per superarli.
Non è raro che abitazioni degli anni ’70 o ’80, dopo interventi di insufflaggio e isolamento puntuale, raggiungano una classe energetica superiore rispetto a nuove costruzioni standard.
Chi vive in una casa recente ma sperimenta zone fredde d’inverno, caldo eccessivo d’estate, condensa o consumi fuori scala, dovrebbe considerare la possibilità che l’edificio non sia davvero ben isolato.
In questi casi, una diagnosi energetica e un sopralluogo tecnico possono individuare punti deboli invisibili a occhio nudo, come ponti termici, pareti interne fredde o tetti sottovalutati. Intervenire con soluzioni rapide e mirate — come l’insufflaggio delle pareti murarie o del sottotetto — può trasformare radicalmente il comfort abitativo e ridurre le spese energetiche in modo duraturo.